Un nuovo reparto
Di Flavia Franco
I cambiamenti spaventano…
Ogni cambiamento preoccupa, perché non sappiamo cosa ci riserva, e comporta sicuramente un periodo di assestamento, si sa… Soprattutto, come nel nostro caso, dove il padiglione Salviati-secondo piano-reparto fibrosi cistica, era considerata una seconda casa …. ”Non avremo più Maria Vittoria… e i nostri infermieri!”, è stata la prima grande paura e soprattutto, il primo grande dispiacere.
Poco ci consolavano le informazioni sulla professionalità e la bravura del team di bronco, o la certezza che i nostri medici ci avrebbero seguito. A noi, ci veniva tolta casa! Anche se non era la prima volta. Per chi, come me, ha figli grandi, ricorda il primo reparto al padiglione sant’Onofrio… poi agli Adolescenti…. Pediatria 2 al Giovanni Paolo II, e poi al Salviati ed ora presso il reparto di Broncopneumologia! Ogni cambiamento ha comportato un momento di smarrimento ma qualcosa di migliore abbiamo sempre trovato e qualcosa di caro abbiamo sempre perduto.
Ora che sono passati vari mesi, dalla trasmigrazione, il clima di paura che aleggiava tra le famiglie e pazienti per l’ignoto, è scomparso: c’è chi è più felice di essere in questa nuova casa, perché è contento della camera singola, benché poco panoramica; c’è chi è sorpreso dalla professionalità delle infermiere, benché l’affetto sia ancora tra le mura del Salviati… Sicuramente la disponibilità del Dott.Cutrera e l’accoglienza della caposala Emilia Rufini hanno reso tutto più facile. Hanno cercato di comprendere le esigenze dei pazienti e mediato per una risoluzione delle questioni di gestione e di abitudini consolidate nel vecchio reparto….
Non so se sarà l’ultimo degli spazi, che il reparto di fibrosi cistica occuperà al Bambino Gesù; sicuramente quello che dobbiamo sempre ricordare, è che la priorità, qualunque cambiamento possa avvenire, è la garanzia delle cure per i pazienti. Da mamma, circa 30 anni fa, quando fui con mia figlia ricoverata al primo reparto di FC, che poi, in realtà era ancora solo di Gastro, avevamo una stanza con altri quattro pazienti e noi genitori dormivamo su delle sdraio… ma …quello era comunque un luogo speciale, perché lì ci sentivamo protette, perché comunque lì, in quell’approssimato spazio, riponevamo la fiducia per le cure migliori.
E così è stato. È sempre stato. E ancora è.